Silvia Mori - Il mio nonno aveva un gatto

Luciana Tufani Editrice - 2007
ISBN 978-88-86780-60-5




Dalle memorie del bisavolo garibaldino agli scritti della bisnonna femminista, alle vicende degli anni più recenti, le storie di una famiglia si intrecciano a quella del nostro paese.




RECENSIONI:
da IL MATTINO: Gli antenati che fanno sociologia

Il mio nonno aveva un gatto è il bizzarro titolo di un libro di Silvia Mori edito da Tufani. Allude a un gatto tanto affezionato al padrone da seguirne la bara fino al camposanto. Leggenda metropolitana o leggenda domestica? Oppure concessione al realismo magico tanto spesso presente nelle saghe familiari? Se così fosse, sarebbe l'unica, perché il libro non è proprio una saga, tanto meno di stampo latino-americano. E neppure è un memoir: ma un intreccio di microstorie che partendo dal secolo XIX arriva ai giorni nostri.
Al centro alcune famiglie - quasi tutte della buona borghesia - imparentate per via di matrimoni e protagoniste della preistoria familiare della Mori. I suoi antenati, insomma. Di cui l'autrice ha raccolto foto d'epoca, diari, epistolari e altri documenti montando pazientemente ( e piacevolmente) un racconto che non è fatto - o non è solo fatto - di "vissutini", ne è romanzato o indagato con tentativi di facile psicologia dall'esterno: ma ha il merito di una ricomposizione sociologica di istituzioni, mestieri, usanze, ambienti, malattie, guerre, ideali politici ( e perfino abiti, scarpe di cuoio o zoccoli di legno, fiere e mercati).
Un piccolo mondo antico e un piccolo mondo moderno prima dei radicali cambiamenti dell'oggi. Se le famiglie di cui si parla si chiamano Agnini, Biginelli, Nicoletti, Rizzini (e anche Foa: sì Vittorio Foa) l'interesse principale sta nella capacità della scrittrice, se non proprio di universalizzare le loro vicende, nel renderle rappresentative.
Si parte dal Veneto (ambiente mazziniano, irredentista e garibaldino), si traversano le guerre d'indipendenza e le guerre mondiali, ci si sposta in Emilia, in Toscana, a Roma, a Napoli, nelle Marche e intanto che si seguono le vicende dei personaggi si ripassa la storia e se ne illuminano i dettagli. Dal vissuto di un garibaldino che, nello stile enfatico del tempo, scrive le sue noterelle di "un altro" dei Mille alle lotte anarchiche e socialiste nella bassa padana: dove le donne servivano a tavola stando in piedi: ma i nomi propri, più che ai santi, erano ispirati ai rivoluzionari.
I "Beniti" (compreso Mussolini) evocavano Benito Juarez, il cui cognome era stato perfino femminilizzato in "Iares". Dove i liberi pensatori si sposavano in chiesa e facevano battezzare i figli come nelle storie di Peppone e Don Camillo, ma poi sulle lapidi dei cimiteri facevano incidere la falce e il martello. Dove il medico che, classicamente, sposava la maestra, curava malattie oggi scomparse e la mortalità infantile non escludeva alcuna classe sociale.
Dove i furbi incameravano bei mobili antichi per due lire prima del boom dell'antiquariato, mentre gli "scariolanti" portavano via, per 16 ore al giorno, i calcinacci dagli argini dei fiumi in rifacimento. Oltre alle atmosfere, che il libro evoca efficacemente in colori, suoni, odori, la scrittura fa emergere la condizione della donna, le problematiche dei conviventi e dei separati, la difficoltà di legittimare, a volte in veneranda età, i figli naturali o di secondo letto, il gran numero di illegittimi nei brefotrofi, passando dal particolare al generale con una naturalezza resa efficace dalla scrittura chiara e vivace.



Da CAMICIA ROSSA
Recensione: Anna M. Guideri

È un piacevolissimo piccolo libro di memorie scritto da Silvia Mori, discendente da un'antica famiglia borghese di proprietari terrieri del nord-est, di Villafranca di Verona, centro di storici eventi risorgimentali. L'autrice si sofferma sui luoghi, i tempi, i personggi della memoria sullo sfondo storico che abbraccia due secoli, l'800 e il 900 e riesce a coniugare con grande equilibrio e limpidezza formale il carattere soggettivo riguardante le vicende private e personalidei vari personaggi, con quello più propriamente oggettivo legato alle vicende storiche del tempoe al ruolo che essi vi ebbero. Il racconto procede spedito, con toni a volte elegiaci tra i luoghi ritrovati;le tranquille, dorate campagne padane, la superba Palermo scoperta da Gaetano con l'impresa garibaldina, la Napoli mitica dell'infanzia di Giovanni...Un mondo poi spazzato via dall'incalzare degli eventi bellici...