Silvia Mori - La Dama del Quintetto

La dama_quintetto
Postfazione di Anna Foa
Luciana Tufani Editrice - 2012
Università di Roma - LA SAPIENZA - Facoltà di Lettere e Filosofia - 2013
Il libro
Silvia Mori - La dama del quintetto e' inserito nel programma
di esame dei corsi:

Corso di Laurea in Storia Contemporanea I A - 2012-13
Corso di Laurea Magistrale in Storia Contemporanea IV 2012-13


----------------------------------------------------------
Modena 8 marzo 2013
MODENA incontro 8 marzo
Intervista: Speciale_8_marzo_2013


----------------------------------------------------------------------------------


Primo Premio "Paese delle Donne" XIII Edizione: [Sezione Narrativa]

Ex-Aequo con "Le circostanze dell'amore" di Alessia Muroni - Edizioni - Il Dito e la Luna

Premiazione:
1 dicembre 2012 nella Casa internazionale delle donne,
Via della Lungara 19, Roma, Sala Carla Lonzi, ore 17
-----------------------


La ricostruzione di una storia, un tuffo nel passato, fatto
di azioni che hanno portato grandi cambiamenti nel nostro presente.

Un nuovo romanzo storico, una saga familiare da cui è impossibile
non lasciarsi travolgere.
Primo maggio 1891, luglio 1924. Sono decenni burrascosi per l’Italia:
dopo l’epopea risorgimentale si sta avviando verso il disastro della grande
guerra e del fascismo. Ma è anche un periodo stimolante come pochi fino
ad allora.
In questo contesto, dove scienza, tecnologia e società si evolvono a ritmi
vertiginosi, Elisa s’impegna con passione nella difesa dei diritti delle donne
e dei bambini. Accanto a lei il marito Vittorio, avvocato e parlamentare
socialista, le quattro figlie, poi gli amici e i conoscenti, da Costa a Turati,
dalla Kuliscioff alla Montessori, da Nathan a D’Annunzio.
Le loro vite, il lavoro, le amicizie e gli amori si inseriscono nella storia più
ampia del nostro paese in un intreccio di vicende personali e pubbliche che
trasmettono il profumo di un’epoca.
Un romanzo che lega insieme storia e fantasia attraverso le vicende di una
famiglia particolare, capace di osservare il mondo con sguardo anticonven-
zionale e moderno.

logo_AIDM1
Si ringrazia l'AIDM
Associazione Italiana donne medico
per aver contribuito alla pubblicazione di questo libro

-----------------------------------------------------------------------------------



ARTICOLI & INTERVISTE:

Pubblicata sulla rivista Vivavoce. [dicembre 2012]

Vivavoce

RECENSIONI:

Giulia Corabi - Leggendaria n. 94 luglio 2012 [Download]

corabi

fregio1


Andreina Russo - Partecipagire.net
Andreina_Russo

fregio1


8 marzo 2012 - Pagina culturale dell'Osservatore Romano
Titolo
LA BISNONNA DELLE FEMMINISTE

«Non potrò mai essere femminista dal momento che già lo fu mia nonna», disse una volta, provocatoriamente,
la partigiana combattente, giornalista e storica Lisa Foa. Una nonna, Elisa, che gli storici conoscono, e che ora
il romanzo di Silvia Mori,
La dama del quintetto(Ferrara, Luciana Tufani Editrice 2012, pagine 317, euro 13), presenta a tutti.

Nata nel 1858 a Finale Emilia, a ventisette anni Elisa Agnini (bisnonna dell’autrice) sposa Vittorio Lollini, avvocato e futuro parlamentare socialista, dando vita ad un legame che porterà — oltre alla nascita di quattro figlie — al rafforzamento vicendevole delle grandi passioni civili e politiche:uguaglianza nell’istruzione, nel lavoro e nelle opportunità.

057q05c
Fortemente impegnati contro le discriminazioni che subivano i figli illegittimi, i coniugi Lollini collaborarono attivamente all’abrogazione del divieto di ricerca della paternità. Nel 1917, in un articolo pubblicato sul giornale socialista «Uguaglianza», Elisa diede conto dei diversi progetti presentati in Parlamento per riformare le norme del codice civile: tra essi, v’era anche quello, innovativo e audace di Vittorio, che, in nome del principio di responsabilità («la quale deve essere l’anima della nuova morale sociale»), chiedeva la libera indagine finanche per adulterini e incestuosi. Un autentico azzardo per l’epoca (ovviamente la proposta fu respinta), ma almeno il tema aveva ricevuto pubblica attenzione. Un risultato importante, però, venne raggiunto: Elisa riuscì a ottenere dall’allora ministro Bissolati che sussidi e pensioni venissero estesi anche alle madri laddove il figlio naturale fosse morto in guerra.
Per tutta la vita Elisa Lollini si batté in difesa dei bambini e delle donne. Svolse un ruolo di primo piano in molte associazioni femminili, come nella Pro Suffragio e nella Associazione per la donna (di cui fu tra le fondatrici). Era convinta che le ingiustizie perpetrate contro le donne si potessero combattere e sconfiggere solo riconoscendo loro diritti politici, civili e nel lavoro (a eguale prestazione, eguale compenso) pari a quelli di cui godevano gli uomini. Va anche ricordato il suo impegno pacifista (nel 1896, ad esempio, chiese il ritiro delle truppe italiane dall’Africa), in anni in cui la pace era tutto fuorché di moda.
Come spiega nella ricca postfazione al romanzo Anna Foa (altra nipote della protagonista),
La dama del quintetto è stata scritta partendo dal ritrovamento di lettere, diari e documenti in un baule di famiglia custodito in cantina. Passione politica, impegno sociale, avventure, sconfitte, sogni, amicizie e amori: il romanzo di Silvia Mori lega insieme storia e fantasia nell’Italia dei primi del Novecento, con una narrazione che va dal Primo maggio 1891, all’omicidio Matteotti (giugno 1924). In mezzo, un trentennio di storia italiana attraverso lo sguardo di una famiglia battagliera, la cui quotidianità — accompagnata dalla frequentazione di Costa, Turati, Montessori, Nathan e D’Annunzio — fu, al contempo, speciale e comune.
L’aspetto più interessante del racconto di Silvia Mori, però, è la sua capacità di fornirci il ritratto delle femministe dell’epoca. Donne simili ma anche molto diverse dalle loro bisnipoti degli anni Settanta.
Insofferente di fronte alle ingiustizie, caparbia, battagliera, totalmente dedita alla causa e a rendere le figlie le prime beneficiarie di quanto andava predicando (tre si laureeranno in materie scientifiche e una in giurisprudenza), Elisa — impegnata a favore di un tema fuori dalle regole come l’illegittimità — fu però sempre una donna borghese attentissima ai comportamenti sociali, e a chi frequentasse la sua casa. Aveva qualche riserva verso il sigaro di Anna Kuliscioff e non approvava la scelta di Maria Montessori, che aveva abbandonato il figlio avuto fuori dal matrimonio.
Il femminismo italiano a cavallo tra Ottocento e Novecento fu anche questo: donne battagliere e propositive, femministe a tutto tondo nella consapevolezza e nelle richieste rivoluzionarie, che rimasero però donne borghesi del loro tempo.

  Giulia Galeotti

8 marzo 2012

[parola chiave: Donne]
Notizie correlate
Quelle donne mai nate
Scelte femminili
Da femminista a femminista
Felicità antinazista
L’intuizione di una donna


fregio1


Il Corriere del Verbano - 15 febbraio 2012

1891-1924, il racconto di un trentennio di storia.pdf

fregio1


Fiorenza Taricone -
febbraio 2012

Nella magica cornice della Sala Margana, e dell’omonima piazza, a Roma, si è svolta recentemente la presentazione del libro di Silvia Mori,
La dama del quintetto, dalla seducente copertina: un profilo femminile in compagnia di augurali melograni. Le cinque donne, capitanate dalla socialista e pacifista Elisa Agnini, hanno suonato una musica davvero particolare, quella di uno spartito ispirato all’emancipazione femminile, dall’interno di una compagine coraggiosa e radicale per i tempi, l’associazione Per la donna.
Durante la lettura del libro, rigorosamente fedele agli archivi familiari, essendo Silvia Mori una delle eredi dirette, ma al contempo romanzato, per chi scrive si sono sovrapposti più piani: l’apprezzamento per la qualità della scrittura, elegante, misurata, scorrevole, un amarcord per una Roma scomparsa, e ricordi personali che risalgono ormai a molti anni fa, ai miei primi anni di ricerche sull’associazionismo femminile. Quest’arcipelago semi sommerso, di cui non trovavo molte tracce nella cosiddetta storia ufficiale, e a dire il vero, non ne trovo ora molte di più, a distanza di anni, era prevalentemente senza volti. Mi giungevano dal fortunoso reperimento di documenti, conservati nei luoghi più strani e insoliti, echi consistenti della loro intraprendenza, originalità, caparbietà, ma raramente potevo avere il piacere di osservare i loro volti, belli o brutti che fossero. Cancellate due volte, mi dicevo, e, da sempre saldamente legata a una cultura terragna, questo mi risultava insopportabile.  Quando potevo, dunque, facevo un’indagine semi poliziesca, cercando di rintracciare le e gli eredi di famose emancipazioniste e femministe di fine Ottocento e inizio secolo, che avessero avuto cura delle memorie familiari femminili. Incappai quindi nell’Autrice di questo volume che mi diede da riprodurre una foto d’epoca, quella della protagonista del quintetto, Elisa Agnini, sposata all’avvocato e poi deputato socialista Vittorio Lollini. È lei, bionda, intelligente e bella stratega, la protagonista del libro, nonostante le figure femminili siano tante, quasi preponderanti rispetto agli uomini di tutto rispetto che sono ricordati nelle pagine, le sue amiche emancipazioniste, le quattro figlie femmine.
Due immagini mi hanno accompagnato durante la lettura; uno specchio e un cerchio. Il primo, perché come in uno specchio in cui salti dall’altra parte, si svolge ai tuoi occhi, mentre leggi, non il romanzo, bensì la vita vera delle donne, che traducono e patiscono nella vita quotidiana, quello che le asettiche leggi e i codici mentali stabilivano: il bisogno dell’autorizzazione maritale e il giogo del
pater familias, il divieto di esercitare le professioni liberali, anche se laureate, il bisogno di lavorare per mangiare e non per la propria realizzazione,  l’impossibilità di votare e quindi il subire le leggi, la mancanza di educazione sessuale e quindi la non conoscenza del proprio corpo, usato dai seduttori,  poi gettato, come una cosa e non come una persona.  Il cerchio è quello che salda prepotentemente in questo libro la vita pubblica con quella privata; continuamente, infatti, la politica entra ed esce da casa Agnini Lollini e non solo tramite l’avvocato Vittorio, ma anche tramite l’amata moglie Elisa, conosciuta dai tempi della scuola, che certo non poteva essere deputata, ma traduce politicamente quasi ogni suo gesto e parola. Elisa era arrivata a Roma nel 1885 e con il marito aveva simpatizzato subito, nonostante una certa differenza d’età con i coniugi Nathan, Ernesto, figlio della mitica Sara Nathan, formidabile collettrice dei fondi mazziniani, e futuro sindaco di Roma, e Virginia. La terza donna del quintetto era l’altolocata Giacinta Martini Marescotti, moglie del letterato e deputato Ferdinando Martini, libera da impegni lavorativi retribuiti che un’aristocratica non poteva assolvere, abile tessitrice di consensi intorno a temi scottanti come il suffragio femminile. Infine, Alina Albani, che dopo una ventennale amicizia, si allontanò da Elisa per motivazioni politiche e belliche, e Eva de Vincentiis, che l’Autrice definisce esuberante, decisamente originale nel comportamento e nei gusti, marxista e internazionalista, con una insana passione per spiritismo, esoterismo e magia. Un bel mix di età, interessi e soprattutto opinioni politiche: repubblicane, socialiste, liberali, marxiste, ma le dame del quintetto conoscevano un collante sconosciuto agli uomini: il progresso del genere femminile. Attorno a loro, ai loro progetti, alle loro fatiche, crescono le quattro figlie di Elisa e Vittorio: Olga, Clara, Livia e Clelia, tutte e quattro laureate; quest’ultima in particolare porta il segno dell’eredità associazionista materna. Fondò infatti l’Aidm, Associazione Italiana Donne Medico, fra un tour di propaganda negli Stati Uniti e la sconfitta di una pericolosa malattia, la tisi, che provò economicamente la famiglia, ma la rese ancora più battagliera.
Il contrasto fra lo sfavillio di una Roma in piena ascesa ai primi del ‘900, stride in più di una pagina con  la drammatica vita delle donne quando non sono protette dal censo, dal danaro, dalla cultura. Da Palazzo Sciarra, che tuttora a Roma si offre bello a chi lo guarda, prima abitazione dei Lollini, si precipita la giovane domestica Isolina, che aiutava Elisa in casa. Prima di una numerosa famiglia della bassa padana, con sette fratelli da accudire, era stata ben felice di venire a Roma, ma l’incontro con un giovane carrettiere vinaio di Genzano le portava come frutto una gravidanza affatto voluta. La descrizione degli incontri amorosi da parte dell’Autrice rende ancora più drammatica la seduzione, nella quale non compare alcuna costrizione, ma la sua totale ignoranza nell’affidarsi è forse ancora più violenta. Nonostante i tentativi della famiglia Lollini per aiutarla, la vergogna per lei è insostenibile, la uccide e si precipita «su un tappeto di vetri infranti». Quale migliore parabola per illustrare l’appoggio dell’associazione
Per la Donna alla legge sulla ricerca di paternità, per consentire finalmente alle donne di indicare chi fosse il padre, per far sì che lo Stato finalmente non premiasse il comportamento irresponsabile di tanti uomini, mentre consentiva la ricerca di maternità? Quante vite come quella di Isolina sono state spezzate, un numero quasi incalcolabile, visto che la legge sulla ricerca di paternità è stata veramente risolta solo dalla scoperta del DNA e solo nel 1953, per iniziativa di una deputata democristiana e una socialista, fu abolito dai documenti anagrafici la dizione N.N.
Per il riconoscimento dei figli adulterini, Vittorio e Elisa lavorarono insieme, anche perché tutta l’associazione aveva lavorato al sostegno dell’infanzia abbandonata. I punti principali della proposta esposti sull’«Avanti!» erano due: la possibilità per la donna di denunciare alla nascita di un figlio naturale il nome del padre e quella del figlio entro 5 anni dal raggiungimento della maggiore età di avviare un’azione diretta alla dichiarazione di paternità. All’uomo spettava il diritto di impugnare l’attribuzione ricevuta. Al giudice andava il compito di valutare la questione. La donna trovata in malafede colpevole di diffamazione, era punibile in termini di legge. Tra le lettere arrivate al giornale, Elisa a Vittorio ne mostrò una che diceva: «Un gruppo di bambini e ragazzi pugliesi di adulterini domandano perdono se si permettono chiedere grazia alla S. V. affinché si compiaccia interessarsi nella discussione sulla riforma del Codice Civile. Quale vantaggio proveranno queste anime innocenti nel vedersi riconosciute dal proprio padre che diede loro la vita! Solo così queste creature finiranno di stare sotto il disprezzo di tutti».
Sarebbe un’omissione riprovevole non citare almeno il I Congresso Nazionale delle donne italiane, del 1908, patrocinato e organizzato dal Consiglio Nazionale Donne Italiane, nato a Roma nel 1903, per lo sforzo che costò a tutte le associazioni femminili italiane, non solo a quella cui facevano riferimento le dame del quintetto. Il loro coinvolgimento era però senz’altro diretto, per la presenza del sindaco Ernesto Nathan, marito di Virginia, che inaugurò in Campidoglio il Congresso, alla presenza della regina Margherita.
Tra organizzazioni di comizi, feste del 1° Maggio, articoli, lacerazioni fra i socialisti, lutti familiari e le tragedie della prima guerra mondiale, gli anni passano per Elisa e la malattia la coglie nel ‘22, nello stesso anno della marcia su Roma.
La presentazione romana del libro di cui è la protagonista indiscussa, si è chiusa con la lettura del suo testamento spirituale: «Le anime forti si rinvigoriscono nella lotta e trovano in loro stesse, come da sorgente perenne, la forza morale che non le fa mancare al loro compito (…) misero chi, abbattuto dal destino contrario, non lascia in eredità ai propri figli uno spirito vivificatore che sia loro d’incitamento nella lotta per la vita. La vita è spesso dolore e disillusione ma è anche essenza spirituale che ognuno deve mantenere intatta, per trasmetterla alle generazioni a venire. La vita senza idealismo non può generare azioni alte e buone; anche se l’idealista non è compreso e può essere a volte deriso, la soddisfazione che prova, sentendosi al di sopra delle bassezze umane, gli è di conforto sufficiente».
Fiorenza Taricone