Silvia Mori - Contra' di Mezzo

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Luciana Tufani Editrice
novembre 2010

Presentazione
"Contra' di Mezzo" è un romanzo ambientato in Veneto a metà dell'Ottocento.
La storia si svolge tra Villafranca, Custoza e Verona, due capitoli hanno come sfondo Venezia durante l'assedio e la resistenza agli austriaci nel 1849, l'ultimo la Sicilia durante la spedizione dei Mille.
Si tratta di una saga di cui è protagonista una famiglia borghese di proprietari terrieri.
Le vite dei suoi componenti, le amicizie, gli amori, gli impegni di lavoro vengono segnati ma non sconvolti dalle guerre d'Indipendenza, dalla tragedia di Belfiore, dalle persecuzioni poliziesche.
È un libro quindi che ha richiesto un ampio lavoro di ricerca, anche se buona parte del materiale utilizzato proviene dall'archivio privato di famiglia.
Parecchie notizie sono del tutto inedite.
Mio nonno Luigi Rizzini era infatti originario di Villafranca.
La storia così affascinante del periodo fa solo da cornice alle vicende dei miei personaggi, perché ho cercato di dedicare la massima cura allo sviluppo dei caratteri e alla descrizione dei rapporti umani, passioni politiche, legami sentimentali, emozioni private.
Un caro amico, il professor Silvio Pozzani di Verona, mi ha corretto i dialoghi in dialetto, che mi sono divertita a inserire qua e là.
L'ultimo capitolo, che è anche il più lungo, si basa sul testo originale di un diario che il mio trisavolo Gaetano, volontario garibaldino insieme a due suoi fratelli, ha redatto non appena rientrato a casa dopo la battaglia del Volturno.
Si tratta di un piccolo diario inedito (circa 30.000 battute) che mi piacerebbe venisse poi pubblicato a parte.
In questo anno 2010  di celebrazioni per il 150esimo dalla spedizione dei Mille e nel prossimo 2011 per l'’unità d'’Italia, l’argomento trattato potrebbe acquistare ulteriore interesse.


Trama del romanzo
Custoza, ottobre 1820. La diciottenne Rosa Palamidese sposa Giovanni Rizzini, da cui avrà ben 10 figli. Rimasta vedova a poco più di quarant'anni dedica la vita a loro, ma anche alla conduzione della amata tenuta di famiglia, la Bagolina, di cui si occupa insieme al fratello Alessandro.
Alessandro oltre da essere un possidente è anche uno dei primi ingegneri ferroviari in Italia e collabora alla progettazione della ferrovia Ferdinandea, che unirà Milano a Venezia.
Liberale e antiaustriaco è comunque un moderato e riesce a mantenere il proprio posto di lavoro anche dopo una segreta spedizione a Venezia, in compagnia del sedicenne nipote Gaetano, durante l'assedio della città nel 1849.
La spietata repressione dei moti del 1852 (Belfiore) lo spinge però ad un diretto coinvolgimento che provoca la sua definitiva espulsione dalla ferrovia.
Intanto, dopo un periodo di solitudine seguito alla morte della giovane moglie, si è profondamente innamorato di Giuseppina, la moglie di un amico.
Come quasi tutti a Villafranca, città che durante le due guerre d'Indipendenza è stata attraversata dagli eserciti in guerra e ha ospitato i due Sovrani rivali, le famiglie Rizzini e Palamidese sono politicamente impegnate e fortemente filo-sabaude.
Nel 1959 tre ragazzi Rizzini si arruolano volontari. Due combatteranno a San Martino, Gaetano seguirà Garibaldi nei Cacciatori delle Alpi, dove sarà arruolato fra i famosi fucilieri comandati dal capitano Peard, il nobile inglese molto amico del Generale (Garibaldi's englishman).
Dopo la pace di Villafranca e la riconsegna del Veneto all'Austria i volontari impossibilitati a rientrare a casa a rischio della vita scelgono l'esilio nelle città vicine di Emilia e Lombardia.
Gaetano si trasferisce a Parma, come capostazione. Quasi subito conosce Adelaide e se ne innamora, ma dopo pochi mesi, nella primavera del 1860 Garibaldi ancora una volta chiama a raccolta i suoi uomini. Stavolta la meta è la Sicilia.
A distanza di qualche settimana i tre fratelli Rizzini rispondono alla chiamata alle armi.
Dapprima parte Gaetano, poi gli altri due con le navi guidate dal generale Cosenz, che in giugno raggiunsero i primi Mille a Palermo.
Di tutto questo Gaetano ha lasciato dettagliate informazioni nelle sue Memorie Diverse, (il quaderno conservato tra le carte della mia famiglia) ricche di osservazioni personali e di informazioni originali.

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Rassegna Stampa:

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Pagine ebraiche - (Anna Foa) - n5. maggio 2011-pag34-35
[Versione integrale dall'Archivio del giornale]

[Estratto]
Pagine Ebraiche

Corriere del Veneto - Padova e Rovigo - 6 aprile 2011
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Contra' di Mezzo - L'Osservatore Romano - 31 marzo 2011
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Elisabetta Roncoli - Leggere Donna n. 151
LD

Il libro di Silvia Mori, recentemente pubblicato, ha sapore di verità e diritto di parola per via diretta rispetto al pe­riodo che si sta celebrando, l'unità d'Italia. L'autrice infatti ha radici vere che hanno legittimato la nascita del libro: la storia è quella del ramo materno, i Rizzini, famiglia di proprietari terrieri.
Il filo diretto è il trisavolo Gaetano Rizzini che, insieme alla madre Rosa, ai fratelli, allo zio Alessandro e agli altri innumerevoli parenti, partecipa dei decenni cruciali della storia dell'unità d'Italia, da un osservatorio particolare, il Veneto stretto nella morsa austriaca.
Contra' di mezzo è il nome che aveva all'epoca il corso principale di Villafranca, dove vivevano i Rizzini, men­tre la tenuta di famiglia, La Bagolina di Rosa Palamidese, madre del trisavolo di Silvia, si trovava nei pressi di Custoza. Il libro è frutto di indubbio talento ma anche di serio lavoro di ricerca condotto negli archivi di Villafranca e Custoza, arricchito da importanti letture specifiche e dalla ricchezza dell'archivio di famiglia, formato da lettere, diari e un prezioso manoscritto di ricordi garibaldini del trisavolo Gaetano. Da ispirazione e impegno è nato un libro di senso, opportuno e preciso, celebrante autentico.
Un
libro che però, come tutte le verità, mantiene un'aristocratica distanza dal grande circo mediatico e celebrativo. Nella scrittura di Mori brilla una categoria profonda e docile, il ricordo, familiare peraltro, cercato e nutrito, così da farlo conoscere a tutti e dare dignità ai piccoli mondi privati, che quelli davvero sì hanno fatto la storia.
C'è nel libro l'uso di una memoria pensata che corpo storico al passato, ma la storia non viene lasciata sola, il legame con la letteratura le regala credibilità.
Romanzo
storico è l'idea immediata che viene alla mente, ma a leggere bene non è del tutto così. Mi sembra di aver trovato un posto più adatto in una definizione di Arthur Danto (grande filosofo americano applicatore della filosofia alle arti, così come a tutto il possibile) che scrive: «La Storia racconta storie».
La Storia da narrata si fa narratrice e cambia, cambia molto.
Viene consegnata alla storia la capacità di farsi narrazione e mettere al mondo libri scritti per la storia ma fortemente letterari. È il tipo di scrittura, come nel caso di Mori, che conferisce alla narrazione un corpo letterario perché agisce secondo una maieutica profonda, e scova storie nella Storia.
Abbiamo così tempi storici precisi, ma anche la possibilità, leggendo, di superarli per inseguire un tempo narrativo che nasce da loro e non si esaurisce in loro.
L'affresco storico è completo e documentato ma nella storia della famiglia Rizzini, costretta a schierarsi per amore di giustizia e senso della patria, a rimanere nella memoria sono alcuni gesti che appartengono alla letteratura.
Come
l'azzardo scherzoso della morte, e solo in letteratura la morte può divenire scherzosa, che riguarda la descrizione che l'autrice fa dei ragazzi irrimediabilmente veri che vanno a morire per la patria, eroi tre­manti e giocosi.
O il fremito dell'amore che ci il senso profondo di quello che in maniera classica, romantica, umana, so­vrumana è stato chiamato amore. Insidioso e magnifico è l'amore adultero raccontato nel libro, così profondo da redimersi e giustificarsi.
E
il riso delle donne che risponde a Jean Genet quando scrisse: «Le donne aggiungono a tutte le virtù una dimensione che sembra sottendere un riso immenso»; le donne del libro usano questa loro forza che aggiunge completezza narrativa.
Contra' di mezzo dunque è un libro che nasce dalla frenesia dei fatti storici ma li sradica dalla terra e la storia esce diversa come arricchita da uno sguardo, una meta­fisica che l'autrice le regala.
Direi che la storia ne guadagna, patria e casa si fronteggiano, imprigionano in una scelta, costringono a morire. La confusione fra sentimenti e giustizia, così potente, è uno dei tratti salienti che danno forza al libro e lo por­tano fuori dai generi, gli consentono di abitare più luoghi.
Certo, il romanzo storico, la saga familiare, la cronaca sono immediatamente riconoscibili, ma l'aspetto biografico affettivo, la vittoria delle microstorie familiari sulla storia di patria sono di gran lunga gli aspetti più intensi del libro che racconta di una letteratura di storia possibile e desiderabile, contaminata e arricchita.
Anche i luoghi partecipano con forza alla narrazione e anche nei luoghi la storia soccombe, quelli famosi con­ sentono approfondimenti ma sono i ragazzi di casa a dar loro dignità anche storica. Il luogo simbolo è comunque la casa, La Bagolina: viene narrata come e più delle donne e degli uomini del libro, cresce, profuma, freme di vita, giustifica un po' i lutti, viene ferita e curata e ascoltata perché possiede voce. Davvero un terreno di riflessione questo libro, così ben scritto che permette suggestioni e legami, ma soprat­tutto ci aiuta a rendere la storia patria un carico meno oneroso. I fatti cambiano, se narrati, e a fine lettura ci accorgiamo di aver compreso dove può anche abitare il valore della storia: in quella benedetta arte miracolosa di raccontare, che supera la prova del tempo e fa che il nostro passato ci serva per approfondire, dare valore e conferma consentendo, allora sì, più adeguate celebrazioni.

Elisabetta Roncoli

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L'Arena di Verona - Villafranchese - Martedi' 15 marzo 2011
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Articolo Arerna


Contra' di Mezzo - Il Mattino di Padova - 2 marzo 2011
Mattino di Padova
Una saga patriottica dal
Lombardo - Veneto ai Mille
di Silvia Romanin Jacur
Una mattina luminosa d'autunno del 1820, sulle morbide colline di Custoza,
tra i grandi vigneti dei Palamidese e i filari dei gelsi, si apre il sipario e fa il
suo ingresso la sposa, e a seguire tutti gli amici, i parenti, anche da
Villafranca fino a riempire la piccola chiesa settecentesca.
I personaggi di Contra' di Mezzo si delineano poco a poco, i protagonisti
insieme alle comparse, in un crescendo ordinato e quasi impercettibile,
che trascina come la corrente di un fiume che procede lento ma inesorabile
verso il mare; e così i luoghi, gli ambienti, i mestieri, le strade dei commerci;
e ancora i lavori agricoli, la trattura della seta e le attività industriali fra crisi
e ripresa, il pensiero politico; infine la guerra: vissuta, raccontata, temuta;
con passione, partecipazione, rassegnazione. Sono più di trecento pagine
di prosa limpida e lieve, rapida, ma precisa.  Silvia Mori riesce a coniugare
con sorprendente vivacità e naturalezza saga familiare e romanzo storico,
per riunire in un unico grande affresco le storie di famiglia e le vicende che
portarono il Veneto dalla dominazione asburgica all'annessione al Regno d'Italia.
Ogni personaggio è una voce del coro, ma riconoscibile e particolare
nell'unicità del suo contributo. Così Rosa Palamidese Rizzini diventa il simbolo
della partecipazione femminile al processo risorgimentale, nel suo offrire con
coraggio tre dei suoi quattro figli maschi alla patria, rispettando e apprezzando
la loro eroica decisione. Il fratello Alessandro, ingegnere coinvolto nella
costruzione della ferrovia ferdinandea fra Milano e Venezia, è lo zio ragionevole
che fa da contraltare al nipote Gaetano Rizzini, giovane passionale, che già a
16 anni partecipa ai primi moti insurrezionali. E proprio dal suo piccolo diario
garibaldino, una lunga lettera al fratello in cui egli narra la sua esperienza dai
primi moti alla spedizione dei Mille, si dipana la matassa dei racconti che
dal Lombardo-Veneto passano per la Svizzera e poi si spingono giù, giù,
fino alla Sicilia. Di qui, come da altri documenti autentici, prende le mosse
rigorosa e puntuale la ricerca storica dell'autrice, che si avventura tra faldoni
di archivi parrocchiali e polverose valige di lettere dimenticate.
Certo i dialoghi sono inventati, ma «nomi, luoghi, date, professioni... sono tutti veri»,
assicura Silvia Mori, che con affetto sincero, ma composto, fedele alla realtà dei fatti,
ricuce con il filo della fantasia i ricordi di famiglia, per poter riaccendere in loro
quell'anima perduta.

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Contra' di Mezzo a Ferrara, giovedi' 24 febbraio 2011
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Il CITTADINO - 27 gennaio 2011
Giornale di Monza e della Brianza -

Il Cittadino
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Il Corriere del Verbano - dicembre 2010
" Il risorgimento visto da parte dei Veneti"
Guerra di Liberazione e Unita' del Paese