B. Potter - Il mondo di Beatrix Potter

Editore: Sperling&Kupfer, 2009
Recensione:
Luciana Tufani Editrice - Leggere Donna (n. 146)
marzo-aprile 2010

Qualche tempo fa ho trascorso una piacevole mezz’ora rovistando sui bancali del reparto per l’infanzia di una grande libreria della mia città. Cercavo un libro da regalare a due belle bambine, la maggiore delle quali ha appena imparato a leggere. Volevo qualcosa di diverso dalle stereotipate principesse disneyane o dalle ormai consumate raccolte di fiabe di cui, tra l’altro, hanno già pieni gli scaffali. Cosa scegliere dunque per loro, che sono ancora troppo piccole per affrontare i grandi classici della letteratura per ragazzi?
Di colpo ho risolto il problema, non appena mi è capitato tra le mani il bel volume di racconti di Beatrix Potter, appena ristampato in una ricca e colorata edizione da Sperling&Kupfer.
Da tempo non pensavo alla Potter, forse perché di recente non mi era accaduto d’imbattermi nei suoi libri. Ho visto poi che la prima edizione della Sperling di “Il mondo di Beatrix Potter” risale al 2002, ma mi era evidentemente sfuggita. Probabilmente, essendo un po’ costoso, data la mole e la ricchezza della grafica, il volume è stato presentato soprattutto come strenna natalizia. Si sa, spesso i piccoli maltrattano i libri, ma non è forse opportuno insegnare comunque loro a rispettare gli oggetti belli e delicati, si tratti di un gattino in porcellana oppure di un volume brillantemente illustrato?
Vale quindi la pena proporre in tutte le stagioni le deliziose storie di animali, illustrate pagina per pagina da disegni e acquerelli, che compongono il mondo della Potter.
Ma chi era l’autrice di questi racconti e delle poetiche ed insieme precise illustrazioni che li accompagnano?
Beatrix Potter (1866-1943) era nata a Londra, da una famiglia della ricca borghesia. Ricevette una buona educazione, in un ambiente culturalmente avanzato, ma ebbe un’infanzia e una giovinezza solitarie, con un solo fratello di parecchi anni più giovane e due genitori piuttosto distaccati. Durante l’estate la famiglia si trasferiva nella casa di campagna in Scozia, nel Lake District. Erano i mesi più felici per la ragazza che, godendo finalmente di maggiore libertà, poteva dar libero sfogo alla curiosità e al suo interesse per la natura esplorando le campagne circostanti e dedicandosi ai suoi amati studi di botanica e scienze. Erbari, collezioni di fossili e d’insetti; tutto era utile all’approfondimento delle sue conoscenze. Col tempo si appassionò alla micologia. Nel corso degli anni raccolse centinaia di esemplari di funghi, li disseccò, li rappresentò nei minimi dettagli ed infine sviluppò una sua teoria sulla propagazione dei licheni. Purtroppo quando presentò le sue ricerche ai botanici dei Giardini reali di Kew fu vittima dell’ostracismo di una comunità scientifica che non le perdonava di essere donna e la relegò nel ruolo di dilettante. Come magra consolazione la Linnaean Society of London accettò di presentare i suoi studi in una conferenza alla quale lei, in quanto donna, non ebbe neanche il diritto di assistere.
Tutti questi lavori avevano però incoraggiato il suo gusto per il disegno naturalista, in cui raggiunse presto ottimi livelli. Scriveva sul suo diario:
“`E sempre lo stesso, disegnare, dipingere, modellare; ho un irresistibile desiderio di riprodurre ogni bell’oggetto che mi colpisce gli occhi. Perché non possiamo accontentarci di guardarlo? Io non riesco a star ferma, io devo disegnarlo per quanto povero sia il risultato.”
A 24 anni seguendo il consiglio di un amico, partendo dalle sue illustrazioni di animali e piante, creò dei deliziosi cartoncini d’auguri che, con sua grande sorpresa, ottennero subito un notevole successo. In quegli stessi mesi il figlio della sua governante si ammalò di scarlattina. Per distrarlo durante la convalescenza Beatrix compose per lui la storia di quattro piccoli conigli, chiamati Mopsy, Flopsy, Cottontail e Peter.
Dovette comunque attendere diversi anni prima che questa storia originale trovasse un editore e venisse pubblicata nella forma scelta dall’autrice in libricini di piccolo formato, a basso costo, ma illustrati in tutte le pagine.
Fu subito un grande successo. Alla famiglia dei conigli si aggiunsero presto, ochette e maialini, gatti e scoiattoli, tutto il mondo degli animali che ruotavano intorno alle fattorie e alla case di campagna rappresentato con grazia ma senza leziosità alcuna. Ecco quindi le storie di Jeannot Lapin, Miss Mappet, Jeremy Fisher, Little Pig Robinson corredate di splendidi acquerelli, dettagliati al punto di non sfigurare in un trattato di botanica. Infatti l’antropomorfismo dei personaggi è controbilanciato dalla precisione anatomica del tratto. I suoi conigli somigliano a dei conigli a pelo lungo e come tali si comportano. I loro rapporti con gli uomini non sono mai edulcorati. Basti dire che il povero papà di Peter Rabbit finisce i suoi giorni dentro un pasticcio cucinato dalla signora McGregor!
É evidente nei testi l’intento dell’autrice di dare ai piccoli lettori una rappresentazione del mondo fantastica, ma non irreale o inutilmente buonista; i fatti della vita, sia pur con garbo, sono affrontati e descritti sia negli aspetti positivi che in quelli negativi.
Un altra caratteristica del suo stile é la ricerca della parola giusta. Convinta che i bambini siano sensibili alle parole che apprendono, la Potter si é sempre rifiutata di rimpiazzare un termine sia pur difficile, con un altro più semplice ma meno preciso.
Per vent’anni ha prodotto regolarmente i suoi piccoli libri, non più di due all’anno, perché ognuno nella parte grafica le richiedeva un lungo lavoro di cesello. Nei primi tempi fu aiutata e consigliata dal suo editore, Norman Warme, con cui intrecciò un sodalizio professionale e sentimentale, troncato purtroppo bruscamente dalla morte improvvisa e prematura del suo compagno.
In seguito il successo dei suoi lavori fu in costante regolare aumento ed i diritti d’autore le portarono il benessere e soprattutto l’agognata indipendenza economica e morale dai suoi genitori.
Con i suoi mezzi acquistò una tenuta nel Sawrey, la fattoria di campagna che da sempre era al centro dei suoi sogni. Fu un acquisto sotto molti aspetti fortunato; ultraquarantenne, a otto anni dalla morte di Norman, Beatrix conobbe e sposò William Heelis, un avvocato suo vicino di casa, con cui aveva in comune la passione per l’agricoltura e gli interessi naturalistici.
Il matrimonio cambiò la sua vita. La tranquillità economica e sentimentale le permisero di dedicarsi alle altre sue passioni. Pur continuando a tenere sempre a portata di mano la sua diletta scatola di acquerelli, smise pian piano di scrivere favole, per occuparsi della conduzione delle sue terre, dell’allevamento dei montoni e dei conigli tutti discendenti, come disse scherzando, del vero Peter Rabbit. Soprattutto poi si impegnò a fianco di suo marito (ecologisti ante litteram) nella difesa del territorio del Lake District da ogni tipo di speculazione, battendosi per la creazione di un parco nazionale.
Alla sua morte lasciò al National Trust tutte le sue proprietà, ma i diritti d’autore dei suoi libri, pur dopo tanti anni, volle che andassero in eredità ai nipoti di Norman.
La sua notorietà in Inghilterra è tuttora altissima e giustamente meritata. I suoi racconti hanno ancora una freschezza e una grazia senza tempo. I disegni poi, paragonati alla volgarità della maggior parte dei cartoon giapponesi (ce ne sono di raffinatissimi, è vero, ma non sono certo i più visionati) e alla ripetitività di quelli americani, ormai da decenni massificati e computerizzati, aprono finestre da cui entrano paesaggi luminosi, folate di aria fresca. Si tratta quindi di testi che dovrebbero essere più frequentati dai nostri bambini e non solo per l’estetica accattivante. Anche i valori che trasmettono infatti meritano la nostra attenzione. La parità di dignità pur nella ripartizione dei ruoli, la laboriosità, il rispetto del prossimo e la solidarietà nella famiglia e nella società stanno ormai diventando merci rare; è stato un piacere ritrovarli in queste pagine.